Mia nonna è una delle tante centenarie italiane. Ha trascorso la vita dietro i fornelli, nel tempo in cui le cucine non erano i sofisticati laborati alchemici di oggi, ma piuttosto officine del diavolo. Era cuoca ai tempi della guerra, in una trattoria di provincia di proprietà della sua famiglia: un avamposto del gusto, una trincea di prodotti introvabili ai più. Le cose poi sono cambiate e, una volta chiuso il ristorante, è diventata la nostra cuoca personale, un po’ come il Messisbugo alla corte estense di Ferrara o Bartolomeo Scappi, cuoco di cardinali nella Roma papalina del cinquecento. Potete capire. A lei devo l’amore per il buon cibo, la voglia di nutrire gli altri e una ricca raccolta di ricette della tradizione marchigiana, che mi diverto a reinventare. Ecco due modi semplici e odorosissimi di preparare le fave.Fave con lo sverdo
Che cos’è lo sverdo? E’ il mentone selvatico. Nonna lo pestava nel suo mortaio insieme a foglie di prezzemolo e aglio fresco. In cucina si spandeva un profumino di primavera che faceva schioccare la lingua! Intanto sul fuoco bollivano le fave fresche e tenerelle, appena sgusciate. Quando erano lessate, le metteva nell’insalatiera e le condiva con il trito aromatico diluito con olio di frantoio. Qualche volta aggiungeva anche una spruzzatina di aceto.
Fave in porchetta
Questa è l’alternativa aromatica. Il trito, in questo caso, è molto più ricco: mentuccia, rosmarino, sverdo, maggiorana, salvia, ma il sapore prevalente è quello del finocchio bastardo (cioè selvatico), da cui questa ricetta prende anche il nome. Nonna faceva appassire metà del trito in padella, con cipollina fresca e un filo di olio. Spruzzava di vino bianco e, quando era evaporato, aggiungeva del pomodoro fresco a pezzetti, non tanto maturo. Aggiungeva un bicchiere d’acqua e, per una decina di minuti, faceva andare il sughetto. Solo allora buttava nell'intingolo le fave fresche sgusciate, le più piccole e tenere, e portava a cottura aggiungendo acqua. Quasi alla fine aggiungeva l’altra metà del trito e regolava il sale. Meraviglioso!
Nonna non ha mai usato dosi (eccetto che per i dolci e poche altre preparazioni), ha sempre "pesato" con gli occhi e tutte le le volte che le ho chiesto: "Nonna, ma quanto...?" mi ha sempre risposto: "Ti regoli".
Thanks for your message.
RispondiEliminaI hope yuo'll return to see my blog!
Ciao, ti seguo da Buenos Aires, ..avevo scritto un po' di tempo fa...adesso ho aperto un piccolo neonato foodblog da quaggiu' e vedro' di riproporre le ricette della nostra tradizione. I miei sono marchigiani e vivono paciosamente nelle verdi colline del pesarese, ho nonne marchigiane e tanti ricordi simili ai tuoi..se mi vuoi seguire sono qui: http://glu-fri.blogspot.com/...mi farebbe piacere. Un po' di marche a ritmo di tango...ah dimenticavo sono celiaca quindi devo riadattare tutto con farine alternative...mannaggia...
RispondiEliminaDimenticavo la cosa piu' importante..e' proprio bello il blog ! Ti seguo con reader
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